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Cittadinanze onorarie e opportunismo politico

Riceviamo e pubblichiamo un contributo di Pasquale Liuzzi sulla cittadinanza onoraria concessa alla Senatrice Liliana Segre.

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CITTADINANZE ONORARIE E OPPORTUNISMO POLITICO

La recente polemica sul conferimento della cittadinanza onoraria del comune di Noci alla senatrice a vita Liliana Segre, con la contestuale revoca della stessa al duce del fascismo Benito Mussolini, si presta ad elaborare alcune riflessioni che cercherò di esporre qui di seguito.

In primis questa moda conformistica, allora come oggi, tradisce l'attitudine, tutta italiana, alla piaggeria e alla cortigianeria servile e adulatoria verso il potere di turno, fosse pure un regime, con la gara di migliaia di comuni italiani a insignire di tale onorificenza quello che era, all'epoca, il dittatore e capo indiscusso del sistema politico nazionale. Dopo tanti decenni è chiaro che questa inflazione di cittadinanze a Mussolini abbia un valore puramente formale da consegnare alla storia. Io stesso non ero al corrente di questa situazione e, sinceramente, ritengo che preservarla o rimuoverla non faccia alcuna differenza.

Il discrimine, invece, lo fanno eccome le modalità, i promotori, le riserve mentali che stanno dietro questa iniziativa la quale non è assolutamente neutra o innocente, come si vorrebbe far credere, ma ribadisce, una volta di più, il puntiglio ideologico che anima i nipotini di Stalin insuperabili ad ammantare queste operazioni con un'aura di nobiltà, di etica e di grandi valori.

Difatti chi mai si sognerebbe di opporsi alla concessione della cittadinanza onoraria del nostro comune alla senatrice Segre? Sopravvissuta all'olocausto del popolo ebraico, testimone di uno degli stermini più abietti e abominevoli che la storia ricordi, personificazione della volontà di non dimenticare quella pagina efferata della vicenda umana.

Ma a tutto questo fiorire di buone intenzioni si contrappone una speculare diffidenza e aspettativa che chiama in causa la credibilità dei promotori di questa iniziativa e lo stesso ruolo della senatrice Segre. Effettivamente tale ruolo trascende la sua missione di pura testimone di quella barbarie e la eleva a simbolo di riscatto e redenzione per tutti gli esseri umani: siano essi suoi ammiratori, persone semplici o raffinate, esseri eruditi o incolti, spiriti vivaci o tiepidi, persino suoi nemici. Circa la diffidenza verso i nipotini di Stalin è impossibile ignorare le radici ideologiche, politiche e storiche che hanno sempre ispirato e motivato il loro agire  mirante ad eliminare l'esistenza stessa di partiti politici e correnti di pensiero  che esulino dall'alveo del marxismo-leninismo e siano avverse a quella matrice ideologica. Qualcuno si chiederà del motivo per cui i comunisti, mentre perseguono ossessivamente il progetto di imporre la loro dittatura, si riempiano la bocca delle parole “democrazia e libertà” e demonizzino chiunque gli si contrapponga  con l'invettiva infamante di “fascista”. Solo degli stolti non riescono o non vogliono capirlo. Da maestri della propaganda e detentori del monopolio dell'informazione o, meglio, della disinformazione, prima impongono parole d'ordine che è impossibile non condividere, tipo “democrazia”, poi additano il nemico di questi valori, con una semplificazione tendente a plagiare l'immaginario collettivo, cioè “fascista”, quindi manipolano con fare egemonico questa dicotomia, avocando a se il potere, falso e demagogico, di guardiani, tanto indegni quanto faziosi, dei valori di libertà e bollando arbitrariamente tutti i loro loro avversari o, meglio, nemici col marchio d'infamia di “fascisti”, e il gioco è fatto. Però questo corto circuito  chiama  pesantemente in causa l'immagine di simbolo della senatrice Segre che, come dicevo, non può limitarsi alla pura missione di testimonianza della tragedia vissuta, compito peraltro sacrosanto e legittimo, ma deve elevarsi,anche per il prestigio della sua carica pubblica, al rango di vestale e custode del vero rispetto e della vera applicazione del concetto di democrazia valido per tutti e rivolto a tutti. Se la senatrice Segre tollera, con silenzio sospetto, che alcuni attori della politica si approprino di tali valori e li strumentalizzino, con logica di parte, a favore della loro parte viene meno, in modo deludente,  alla sua figura di simbolo e rimane solo una rispettabile testimone di quella tragedia, troppo sensibile ai condizionamenti di sinistra. Strani comunque questi “compagni”, presunti amici italiani della senatrice Segre, visto che, in ambito internazionale, bazzicano l'ambigua galassia islamica, come i terroristi di Hamas, che, per statuto, propugnano la distruzione dello Stato di Israele.

Ricordo ancora quando, circa due anni fa, la senatrice Segre fu invitata a una cerimonia ufficiale dall'università “La Sapienza” di Roma. Accadde qualcosa di increscioso perchè tra le figure dell'università chiamate a fare gli onori di casa era prevista anche la presenza del rappresentante degli studenti che, nella fattispecie, era uno studente di destra risultato il più suffragato nelle precedenti elezioni universitarie. Apriti cielo, con quell'automatismo becero, fanatico e intollerante, tipicamente comunista, per cui un giovane di destra, nato intorno all'anno 2000, è fatalmente un fascista e, ovviamente, un antisemita, i soliti compagni inscenarono un'oscena protesta per cercare di impedire al giovane di destra di svolgere il suo legittimo ruolo di rappresentante degli universitari democraticamente eletto. Purtroppo la senatrice Segre non profferì parola, rimase inerte e silente davanti a quello scempio, legittimando così, sia pure indirettamente, la violenza e la prepotenza dei nipotini di Stalin. Comunque la vicenda si sgonfiò come una bolla di sapone e il ragazzo partecipò regolarmente alla cerimonia nel ruolo che gli competeva. Per la verità la senatrice Segre, in quell'occasione, fece un gesto bellissimo perchè volle abbracciare e baciare il giovane dicendo che le ricordava i suoi nipoti. Tutto edificante ma insufficiente perchè quel gesto denotava, indubbiamente, uno slancio umano molto apprezzabile ma risultava politicamente insignificante  poiché la senatrice Segre,  per il simbolo che rappresenta, si guardò bene dallo stigmatizzare e condannare, con l'autorevolezza insita nella sua carica e nella sua storia, le prevaricazioni tentate e reiterate dai comunisti. D'altronde costoro quando non possono distruggere un personaggio, per la sua manifesta grandezza morale, storica e umana, se ne appropriano disinvoltamente, anche se dichiaratamente loro ostile, sbandierandolo come una loro icona Si pensi a quel gigante di Giorgio Perlasca che, nello sfacelo della Budapest di fine seconda guerra mondiale, a rischio della propria vita e grazie a una brillante e audace sceneggiata, salvò quasi 6000 ebrei. Ebbene Giorgio Perlasca fu prima convinto fascista poi, nel dopoguerra, missino e, negli ultimi anni della sua vita, vicino ad AN. Sarei curioso di sapere, in tal senso, quale sia l'opinione e la considerazione che la signora Segre prova nei confronti di un eroe purissimo come Giorgio Perlasca. Questo per dire che le categorie del bene e del male prescindono dalle etichette confezionate dagli uomini, tanto care ai comunisti, ma attengono esclusivamente alla loro coscienza.

In conclusione mi sembra di poter affermare che, traslando il momento storico, come fu un atto politico quello di concedere la cittadinanza onoraria del comune di Noci a Benito Mussolini, lo è altrettanto quello di revocarla per assegnarla, contestualmente, alla senatrice a vita Liliana Segre.

Pasquale Liuzzi

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